Methyltrenbolone: un aggiornamento sulle normative anti-doping

Chiara Esposito
4 Min lettura
Methyltrenbolone: un aggiornamento sulle normative anti-doping

Methyltrenbolone: un aggiornamento sulle normative anti-doping

Methyltrenbolone: un aggiornamento sulle normative anti-doping

Introduzione

Il doping nello sport è un problema sempre più diffuso e preoccupante. Gli atleti, spinti dalla pressione della competizione e dalla ricerca di prestazioni sempre migliori, sono sempre più tentati di utilizzare sostanze dopanti per ottenere un vantaggio illecito. Per questo motivo, le autorità sportive e governative hanno adottato normative sempre più severe per prevenire e contrastare il doping. Una di queste sostanze, che ha suscitato molte preoccupazioni negli ultimi anni, è il methyltrenbolone.

Che cos’è il methyltrenbolone?

Il methyltrenbolone è un potente steroide anabolizzante, derivato del nandrolone, che è stato sviluppato negli anni ’60 per scopi terapeutici. Tuttavia, a causa dei suoi effetti collaterali gravi e della sua elevata potenza, non è mai stato approvato per l’uso umano. Invece, è stato utilizzato principalmente nel campo veterinario per aumentare la massa muscolare e la forza negli animali.

Effetti e meccanismo d’azione

Il methyltrenbolone agisce legandosi ai recettori degli androgeni nelle cellule muscolari, aumentando la sintesi proteica e riducendo la degradazione delle proteine. Ciò porta ad un aumento della massa muscolare e della forza. Inoltre, ha anche effetti androgeni, come l’aumento della libido e la riduzione del grasso corporeo.

Normative anti-doping

Il methyltrenbolone è stato inserito nella lista delle sostanze proibite dall’Agencia Mundial Antidopaje (AMA) nel 2005. È considerato un agente anabolizzante androgeno (AAS) di classe S1, cioè una sostanza che aumenta la massa muscolare e la forza. Inoltre, è anche vietato dalla maggior parte delle organizzazioni sportive nazionali e internazionali, come il Comitato Olimpico Internazionale (COI) e la Federazione Internazionale di Atletica Leggera (IAAF).

Metodi di rilevamento

Il methyltrenbolone può essere rilevato nelle urine fino a 5-6 settimane dopo l’assunzione. Tuttavia, a causa della sua elevata potenza, è spesso utilizzato in dosi molto basse, rendendo difficile la sua rilevazione tramite i test standard. Per questo motivo, sono stati sviluppati metodi di rilevamento più sensibili, come il test del carbonio-13, che può rilevare anche dosi molto basse di methyltrenbolone.

Casi di doping

Nonostante le severe normative anti-doping, ci sono stati diversi casi di atleti che sono stati trovati positivi al methyltrenbolone. Uno dei casi più noti è quello del ciclista italiano Riccardo Riccò, che è stato squalificato per 12 anni nel 2011 dopo essere stato trovato positivo al methyltrenbolone durante il Tour de France. Anche il pugile russo Alexander Povetkin è stato squalificato per un anno nel 2016 dopo essere stato trovato positivo al methyltrenbolone.

Effetti collaterali

Il methyltrenbolone è noto per i suoi effetti collaterali gravi e potenzialmente pericolosi. Tra questi ci sono l’aumento della pressione sanguigna, l’acne, la calvizie, l’ingrossamento della prostata e il rischio di infarto e ictus. Inoltre, può anche causare effetti psicologici, come irritabilità, aggressività e disturbi del sonno.

Conclusioni

In conclusione, il methyltrenbolone è una sostanza dopante molto potente e pericolosa, che è stata vietata dalle normative anti-doping. Nonostante ciò, ci sono ancora casi di atleti che ne fanno uso, mettendo a rischio la loro salute e la loro carriera. È importante che le autorità sportive e governative continuino a monitorare e ad aggiornare le normative anti-doping per prevenire l’uso di sostanze dopanti e garantire un gioco pulito e sicuro per tutti gli atleti. Inoltre, è fondamentale che gli atleti siano consapevoli dei rischi e delle conseguenze dell’utilizzo di sostanze dopanti e scelgano di competere in modo etico e legale.